Che tipo di legame può connettere due mondi apparentemente
lontani come la musica e la fisica quantistica? C’è qualcosa di
universale nel formalismo matematico della teoria dei quanti, che
va oltre le applicazioni fisiche tradizionali. Gli autori di questo
libro (due logici quantistici,
una musicologa e un
compositore) accompagnano il
lettore in un viaggio
affascinante in cui alcuni
celebri enigmi quantistici si
intrecciano con problemi che
riguardano la struttura e la
semantica delle composizioni
musicali. Lo stile del libro è
intuitivo e non presuppone
conoscenze tecniche di tipo
scientifico o musicale.
Co-autori sono Maria Luisa
Dalla Chiara, Roberto Giuntini,
Antonino Riccardo Luciani ed
Eleonora Negri.
Dall'informazione quantistica alla musica
Lontani dagli occhi
“LONTANI DAGLI OCCHI -
Vita, sorte e
miracoli di artisti esemplari”, il nuovo libro del
giornalista e storico musicale ENZO GENTILE, in cui l’autore ripercorre le vite
di cinque artisti uniti da un destino di chiaroscuri: Fred Buscaglione, Piero
Ciampi, Sergio Endrigo, Nino Ferrer ed Herbert Pagani, cantautori considerati
poeti, capaci di dipingere con una serie di canzoni indimenticabili un momento
preciso della nostra colonna sonora, e protagonisti del costume di un'epoca
dorata per il mondo italiano dello spettacolo. «Ci sono storie, avventure, vicende
umane che spesso non affiorano
nell'affrontare un artista, e la sua
produzione - racconta Enzo Gentile in
merito al libro -Quelle che ho raccolto in
questo lavoro navigano tra cronaca e varie
vicissitudini che hanno attraversato la vita
di cinque personaggi tra i più popolari e
amati della nostra canzone, figure che
hanno conosciuto un successo anche
clamoroso per poi venire travolte da un
destino di contraddizioni, isolamento, in
una deriva inarrestabile.
Qui ho scavato nella loro esistenza, anche
lontano dalle scene, per capire, io per
primo, uno dei meccanismi ineluttabili dello
show business: quello che conduce da
abbaglianti trionfi alla penombra o al buio
più feroce. Sono cinque protagonisti, per
certi versi capiscuola di una generazione:
gli esempi che potevo abbracciare erano più numerosi, ma qui si scovano
anche curiosi denominatori comuni, tra il jazz, il cinema, l'amore verso le arti
figurative, che hanno reso la scelta obbligatoria per iniziare un viaggio di
conoscenza, indagine, comprensione di un periodo».
La Musica e il disco
Gaisberg, tecnico del suono e direttore delle registrazioni per
la United States Gramophone Company di Londra dal 1898 al
1939, ha lasciato la
testimonianza delle sue
avventure discografiche,
alle prese con bizzarri
compositori, grandissimi
cantanti, celebri solisti e
direttori d'orchestra, in The
music goes around , una
sua autobiografia tradotta
in italiano da Leo
Brugnatelli e pubblicata nel
1949 con il titolo La musica
e il disco dalle edizioni
Bocca di Milano. Un libro
che non dovrebbe mancare
alla lettura degli
appassionati per la storia
dello stretto intreccio tra la nobiltà del canto, il gusto della
ricerca scientifica e tecnologica e l'industria col suo spirito
d'impresa e iniziativa. Gaisberg riuscì a fare la fortuna di
Enrico Caruso e sua registrando la voce del tenore dopo
averla udita alla Scala nel 1902 e accaparrandosi dieci
canzoni per un compenso di 100 sterline. Registrate su piatti
di shellac , la gommalacca nera che copriva i primi dischi, le
canzoni andarono a ruba tra gli italoamericani e convinsero gli
impresari dei teatri d'opera a ingaggiare il cantante
napoletano per una tournée che si concluse solo alla vigilia
della sua morte.
La Musica è Finita
Prima
dell’ascesa dei
cantautori i
testi della canzone
italiana non stavano né in cielo né in terra, occupati com’erano a edulcorare la
realtà delle cose. A dolcificare le relazioni tra uomini, donne & mamme (una
categoria protetta), a spargere deamicisianesimo e rime lacrimevoli come se
piovesse, a millantare amori di patria e amori filial-coniugali, pedagogismo
socio-sentimentale e fariseismo di facciata. La brusca virata si rintraccia nel
disincantato “Mi sono innamorato di te/ perché non avevo niente da fare” di Luigi
Tenco (1962). Da lì in avanti cambiano la
musica e i suonatori. Con l’acme dei
contenuti socio-politici, sopraggiunto nel
decennio aureo ‘73-‘83, quando i
cantautori fanno, dicono, cantano sul
serio cose serie. Se non pietre vere e
proprie, le parole delle canzoni diventano
cronaca & poesia dalla scena degli
eventi, ancorate con le unghie e coi
denti al qui e ora della realtà. Per la
gioventù movimentista degli anni
Settanta l’ingresso libero al Mondo
Nuovo è a un passo dal concretizzarsi, e
le prove tecniche di rivoluzione
transitano anche dalle parole della nuova
musica che gira attorno. Gli
asettici/vuoti anni Ottanta e i contingenti
Novanta riequilibreranno stato e senso
delle cose, attestandoli su livelli di
consuetudine e banalità. Con buona pace dei nostalgici del “messaggio”, per il
tripudio ebete dei sempiterni spensierati benpensanti. La musica è finita è allora
una specie di rewind. Un nastro che si srotola a ritroso nel tempo e nello
spazio.
La Musica è Finita
Prima
cantautori i
italiana non stavano né in cielo né in terra, occupati com’erano a edulcorare la
realtà delle cose. A dolcificare le relazioni tra uomini, donne & mamme (una
categoria protetta), a spargere deamicisianesimo e rime lacrimevoli come se
piovesse, a millantare amori di patria e amori filial-coniugali, pedagogismo
socio-sentimentale e fariseismo di facciata. La brusca virata si rintraccia nel
disincantato “Mi sono innamorato di te/ perché non avevo niente da fare” di Luigi
Tenco (1962). Da lì in avanti cambiano la
musica e i suonatori. Con l’acme dei
contenuti socio-politici, sopraggiunto nel
decennio aureo ‘73-‘83, quando i
cantautori fanno, dicono, cantano sul
serio cose serie. Se non pietre vere e
proprie, le parole delle canzoni diventano
cronaca & poesia dalla scena degli
eventi, ancorate con le unghie e coi
denti al qui e ora della realtà. Per la
gioventù movimentista degli anni
Settanta l’ingresso libero al Mondo
Nuovo è a un passo dal concretizzarsi, e
le prove tecniche di rivoluzione
transitano anche dalle parole della nuova
musica che gira attorno. Gli
asettici/vuoti anni Ottanta e i contingenti
Novanta riequilibreranno stato e senso
delle cose, attestandoli su livelli di
consuetudine e banalità. Con buona pace dei nostalgici del “messaggio”, per il
tripudio ebete dei sempiterni spensierati benpensanti. La musica è finita è allora
una specie di rewind. Un nastro che si srotola a ritroso nel tempo e nello
La Musica è Finita
Prima
cantautori i
italiana non stavano né in cielo né in terra, occupati com’erano a edulcorare la
realtà delle cose. A dolcificare le relazioni tra uomini, donne & mamme (una
categoria protetta), a spargere deamicisianesimo e rime lacrimevoli come se
piovesse, a millantare amori di patria e amori filial-coniugali, pedagogismo
socio-sentimentale e fariseismo di facciata. La brusca virata si rintraccia nel
disincantato “Mi sono innamorato di te/ perché non avevo niente da fare” di Luigi
Tenco (1962). Da lì in avanti cambiano la
musica e i suonatori. Con l’acme dei
contenuti socio-politici, sopraggiunto nel
decennio aureo ‘73-‘83, quando i
cantautori fanno, dicono, cantano sul
serio cose serie. Se non pietre vere e
proprie, le parole delle canzoni diventano
cronaca & poesia dalla scena degli
eventi, ancorate con le unghie e coi
denti al qui e ora della realtà. Per la
gioventù movimentista degli anni
Settanta l’ingresso libero al Mondo
Nuovo è a un passo dal concretizzarsi, e
le prove tecniche di rivoluzione
transitano anche dalle parole della nuova
musica che gira attorno. Gli
asettici/vuoti anni Ottanta e i contingenti
Novanta riequilibreranno stato e senso
delle cose, attestandoli su livelli di
consuetudine e banalità. Con buona pace dei nostalgici del “messaggio”, per il
tripudio ebete dei sempiterni spensierati benpensanti. La musica è finita è allora
una specie di rewind. Un nastro che si srotola a ritroso nel tempo e nello
CARTOCCI: NUOVO LIBRO SUI BEATLES
Questo libro non è assolutamente una biografia dei Beatles, nemmeno in parte. Lo scritto analizza invece il fenomeno, verificatosi negli anni, in base al quale il gruppo di Liverpool è divenuto un mito moderno, un'icona globale; i suoi quattro componenti non vengono percepiti quasi più come "persone" ma sono divenuti degli eroi leggendari, un po' come Sherlock Holmes, Superman, Robin Hood (o anche Topolino). Vengono identificati i momenti chiave, avvenuti dal 1980 in poi, che hanno fatto sì che la band non fosse più immaginata come un gruppo "antico" e sciolto da decenni, ma come un qualcosa al di là del tempo, vivo nell'immaginario collettivo. Non manca un capitolo su John & Yoko, una sorta di sotto-Mito nel Mito.
Una "TRIESTE INCONSUETA" nelle foto di Anthony Bradshaw
“La città è più bella di quanto uno se ne renda conto. I primi a non considerarlo sono gli stessi triestini. Il libro è un invito a chi in questa città ci vive, e a chi vi passa, di fermarsi solo un attimo e guardarsi - ma veramente guardare - intorno. Se scopri qualcosa ben noto ma allo stesso tempo messo in una luce diversa, inconsueta, allora permettiti un sorriso”. E’ questo l’invito che Anthony J. Bradshaw porge ai triestini attraverso il suo libro “Trieste inconsueta” (Edizioni Antilia, 160 pag.,testi in italiano e inglese), assolutamente non soltanto un libro fotografico bensì una vera e propria dichiarazione d’amore nei confronti di Trieste.
Ma Bradshaw, nonostante questa superba “prova d’autore” insiste nell’autodefinirsi riduttivamente: “Gabriele Crozzoli (fotografo professionista, ndr) ha intravisto del potenziale in questo dilettante – spiega – e lo ha incoraggiato affinchè questo libro prendesse forma e venisse pubblicato”. A confermare la validità dell’intuizione di Crozzoli, parlano le immagini: uno sguardo attento al susseguirsi di impressioni fotografiche, di scorci, di squarci cromatici che corredano questa fatica editoriale, ci fa comprendere la premessa e l’invito che Bradshaw fa ai triestini, ovvero di guardare con occhi diversi, inconsueti, appunto, la città che spesso distrattamente considerano poco più di un mero sfondo alle loro vite frenetiche. “La familiarità desensibilizza – aggiunge -. Lo sguardo di un principiante raggiunge aspetti nascosti al veterano”. Occorre quindi mantenere ed anzi alimentare la curiosità che avevamo da bambini. Solo così potremo apprezzare le immagini che Bradshaw ci regala pagina dopo pagina, dagli scorci capaci di trasformare Trieste in una fredda città del nord, o in un festival di cromatismi non dovuti a filtri o post-produzione digitale ma solo alla sua abilità nel saper cogliere. Dalle statue che in qualche modo ci “parlano” attraverso i suoi scatti, come il volto scavato da lacrime di pioggia, Carlo VI che indica il futuro emporiale della città, altre quasi colte di sorpresa grazie ad una particolare angolatura, oppure soggetti reali, viventi, che sembrano un soggetto di Egon Schiele, istantanee di una tranquilla senescenza, momenti di vita quotidiana colti nella loro normalità e resi speciali ai nostri occhi dall’obiettivo di Bradshaw. Oppure come le strisce pedonali trasformate in una tastiera musicale su cui i passanti “suonano”, calpestandole, la colonna sonora della propria vita… E potremmo continuare nel citare i tanti soggetti e situazioni presenti, ma preferiamo lasciare ai lettori il piacere di scoprirli, sfogliando loro stessi quest’opera.
Il cognome dell’autore denota un’origine diversa da quella triestina. Eppure ciò non ha impedito a Bradshaw di amare questa città, come testimonia “Trieste inconsueta”. Nato nel 1967 a Leigh in Inghilterra, Anthony (Tony) Bradshaw è cittadino britannico, ma ha passato gran parte della sua vita in Italia. Ha vissuto anche in Germania e in Belgio. E dal 2002 a Trieste. Attualmente si divide tra la nostra città e Bruxelles, dove lavora anche come dirigente nel settore assicurativo. Laureato in matematica, è iscritto all’albo degli attuari. Tony è cresciuto nella cittadina di Crosby, sulla costa nord-ovest dell’Inghilterra. E proprio alla presenza del mare è dovuta una parte del suo attaccamento a Trieste, un mare che può ammirare e contemplare dalle finestre di casa sua, in Piazza Unità.
A completare il libro, per gli appassionati di fotografia più puntigliosi, lo “Zoom”, un capitolo dedicato alle tecniche via via utilizzate per ogni singola immagine.
CARTOCCI: NUOVO LIBRO SUI BEATLES
Questo libro non è assolutamente una biografia dei Beatles, nemmeno in parte. Lo scritto analizza invece il fenomeno, verificatosi negli anni, in base al quale il gruppo di Liverpool è divenuto un mito moderno, un'icona globale; i suoi quattro componenti non vengono percepiti quasi più come "persone" ma sono divenuti degli eroi leggendari, un po' come Sherlock Holmes, Superman, Robin Hood (o anche Topolino). Vengono identificati i momenti chiave, avvenuti dal 1980 in poi, che hanno fatto sì che la band non fosse più immaginata come un gruppo "antico" e sciolto da decenni, ma come un qualcosa al di là del tempo, vivo nell'immaginario collettivo. Non manca un capitolo su John & Yoko, una sorta di sotto-Mito nel Mito.
THE BEATLES ALBUM PER ALBUM
A 50 anni dallo scioglimento della band inglese che ha cambiato il modo di fare musica nel mondo, un libro ricchissimo di immagini, aneddoti e commenti di chi ha conosciuto e lavorato con i Fab Four. Brian Southall, ex capo ufficio stampa della EMI e collaboratore dei Beatles in numerosi progetti, ha riunito un team di esperti, testimoni oculari e addetti ai lavori – molti dei quali hanno conosciuto personalmente i Fab Four – con il preciso intento di raccontare ogni fase della storia della band. Si tratta di: Diederik Nomden & Bart Van Poppel, The Bootleg Beatles, Tony Bramwell, Ray Connolly, Barbara Dickson, Tristan Fry, Per Gessle, Graham Gouldman, Steve Harley, Stephen James, Gered Mankowitz, Giles Martin, Glen Matlock, Chas Newby, Tim Rice, David Roberts, Tom Robinson, Paul Sexton, Chris Thomas, Ken Townsend, Johnnie Walker, Kenneth Womack; un eccezionale gruppo di specialisti che è stato chiamato a raccontare e commentare vari momenti e aspetti della rivoluzionaria musica dei Beatles: dal modo in cui i singoli brani sono stati registrati, pubblicati e accolti fino alle recensioni dell’epoca, senza trascurare il significato e l’impatto culturale di ogni album. Il volume li comprende tutti: dal pop frizzante e leggero di Please Please Me e With the Beatles, agli iconici Let it Be e Abbey Road, non dimenticando le edizioni americane degli album, profondamente diverse da quelle uscite in Gran Bretagna. Pubblicato da EPC Editore il volume, curato da Brian Southall, con 304 pagine ricche di fotografie, è disponibile dal 23 ottobre 2019 sul sito www.epc.it su amazon e nelle migliori librerie fisiche e online.
Ecco il link per l'acquisto: https://www.epc.it/Prodotto/Editoria/Libri/THE-BEATLES-album-per-album/4777 Il libro sarà presentato il 23 novembre a Roma da Luigi Luppola, presidente dell’official Beatles Fan club Pepperland –associazione di volontariato impegnata nella promozione di attività musicali e culturali legati alla musica dei Beatles- ed è prevista la performance dal vivo della cover band The BeaT.